mercoledì, aprile 23, 2008


Lo scontro finale per decidere chi sarà il sindaco di Roma è alle porte, ho seguito qualche incontro fra i due concorrenti e devo dire che la noia ha regnato sovrana.
Ho recentemente comprato un libro abbastanza interessante si candidati che si sono presentati alle ultime elezioni, e visto come sono andate non credo che l'abbiano acquistato in molti, il libro in questione è "Se li conosci li eviti, raccomandati, riciclati, condannati, imputati, ignoranti, voltagabana, fannulloni del nuovo parlamento" di Peter Gomez e Marco Travaglio, una lettura molto interessante e soprattutto neutrale... COMPRATELO!

Tornando al sindaco di Roma voglio riportare alcuni dati sui due concorrenti, in modo da far capire meglio chi sono i due loschi figuri, andiamo in ordine alfabetico:

ALEMANNO Gianni

Anagrafe:
Bari, 3 Marzo 1958.

Curriculum:
Laurea in Ingegnaria Ambientale, giornalista pubblicista per Fronte della Gioventù, poi MSI, Poi AN (corrente "destra sociale"), ex consigliere regionale nel Lazio, Ministro delle Risorse Agricole nel Berlusconi 2bis, 4 legislature (1994, 1996, 2001, 2006).

Soprannome:
Lupomanno

Segni Particolari:
Genero di Pino Rauti (fondatore di Ordine Nuovo), ha sposato la figlia Isabella, poi si sono separati e attualmente sono tornati insieme.
In contrasto col partito (AN) ha votato per l'Indulto nel 2006, un "caso di coscienza" ha affermato, all'epoca era indagato anche lui per l'affare Parmalat.

Fedina Penale:
Arrestato il 20 novembre 1981 per aver partecipato al pestaggio, a mezzo spranghe di ferro con altri 4 camerati, di uno studente di 23 anni (10 giorni di ricovero ospedaliero).
Arrestato nel 1982 per il lancio di una molotov contro l'ambasciata URRS, 8 mesi a Rebibbia.
Arrestato il 29 maggio 1989 a Nettuno, per resistenza aggravata a pubblico ufficiale insieme ad altre 12 persone, a seguito di manifestazione non autorizzata per contestare il presidente Geoorge Bush Senior in visita al cimitero americano, "atto che offende la memoria dei caduti di Salò" afferma.
Come Ministro delle Risorse Agricole rimane invischiato nell'affare Parmalat.
Fine 2001, La Parmalat sommerge l'Italia di spot su un latte presentato come fresco, ma in realtà imbottigliato a Gransee, in Germania, anche due settimane prima della vendita. Gli altri produttori insorgono. E il governo all'inizio si schiera con loro. Tant'è che l'ispettorato antifrode del ministero multa la Parmalat. Ma a quel punto Tanzi si rivolge a Romano Bernardoni, il suo fedelissimo elemosiniere che cura i rapporti con i partiti, e lo incarica di agganciare Alemanno. Il 13 marzo 2002 il ministro diffida la Parmalat a distribuire il Frescoblu, ma al contempo istituisce con il collega della Salute, Girolamo Sirchia, una commissione per studiare il caso. Il 17 maggio la commissione approva la microfiltratura e un mese dopo Alemanno dà il via libera per il decreto: il 4 giugno, alla Camera, dice che forse il latte microfiltrato dovrebbe avere il diritto di chiamarsi "fresco". Intanto, tra il marzo 2002 e il dicembre 2003, si registrano più di duecento telefonate tra Bernardoni e le utenze del ministro (un paio), della sua segreteria particolare, del direttore generale (decine), del capo di gabinetto e del sottosegretario Teresio Delfino (Udc). Nel febbraio 2003 il latte ottiene la lunga scadenza di undici giorni. Ma dopo il crac Parmalat e i verbali di Tanzi la questione torna attuale.
Allora Alemanno ingrana la retromarcia, varando un nuovo decreto. "Il marchio Frescoblu della Parmalat - dichiare il 22 maggio 2004 - non potrà più essere utilizzato." Tanto ormai la Parmalat non è più del cavalier Callisto.
Tanzi, arrestato nel dicembre 2003 e interrogato dai pm di Milano nel gennaio 2004, racconta che il primo voltafaccia di Alemanno pro-Frescoblu non fu proprio gratuito:

Sul ministro Gianni Alemanno sono intervenuto personalmente e inoltre, tramite Berlusconi, ho erogato allo stesso delle somme di denaro. Ho attivato Enrico La Loggia (allora ministro degli Affari Regionali) perchè intervenisse su di lui, altresì provvedendo a finanziare La Loggia attraverso una consulenza legale conferita dalla Parmalat.

Gli inquirenti scoprono che effettivamente Alemanno ha ricevuto un finanziamento di 85mila euro dalla Parmalat, sotto forma di pubblicità sulla rivista "Area". Ma il 27 marzo 2004 Tanzi minimizza quello che all'inizio aveva descritto come un episodio di corruzione:

La questione del latte Frescoblu non ha alcuna attinenza con il finanziamento alla politica. Infatti il prodotto è microfiltrato a freddo e quindi, secondo noi, ha tutti i requisiti del latte fresco. (...) La nostra azione fu volta a dimostrare lalegittimità della assimilazione del nostro prodotto al latte fresco. Pertanto non vi fu nessuna ipotesi di corruzione. Quanto ai fondi erogati a favore di Alemanno, essi furono successivi ed erogati dala Bonatti (azienda di costruzioni, partecipata al 35% da Tanzi) in forma di pubblicità a pagaento su una rivista che faceva capo all'area politica del ministro. Fu Bernardoni a fare da tramite tra me e Alemanno.

A questo punto però gl'inquirenti scoprono che il ministro di An è pure andato in vacanza gratis a Zanzibar con moglie e figlio a Natale del 2002, per un costo (non pagato) di 14.253 euro. e il 1° marzo, sempre secondo la Guardia di Finanza, parte perle Seychelles la segretaria particolare del ministro, Alessandra Lippiello: neppure lei avrebbe pagato il conto di 3900 euro. Per le Fiamme gialle anche la scelta dei tempi è sospetta: "La data di partenza del 28 dicembre 2002 coincide con il termine dei lavori della seconda commissione interministeriale sul latte microfiltrato", quella che diede il via libera al Frescoblu. Pietro Tanzi, segretario particolare di Calisto e so omonimo, aggiunge un altro particolare: "Bernardoni mi chiese di prenotare e mettere a disposizione (con addebito ala Parmalat) dell'Alemanno un aereo privato perchè quest'ultimo si era infortunato e necessitava un rapido intervento chirurgico". E Bernardoni ammette che gli 85mila euro di pubblicità sulla rivista "Area" di Alemanno erano stati approvati "anche su mio consiglio da Tanzi come giusta riconoscenza dell'operato del ministro".
Alemanno, sentito della Procura di Prama come testimone, assicura che è tutto regolare, ma poi cade in parecchie contraddizioni:

Non ho intrattenuto con Tanzi relazioni particolari. Conosco invece Bernardoni da diverso tempo, essendosi lui presentato come una persona di destra, imprenditore dinamico, molto più vicino alle posizioni politiche del miopartito (...). Bernardoni è una persona molto espansiva ed è stato lui a intessere con me un rapporto più assiduo, telefonandomi spesso, manifestando la volontà d'impegnarsi politicamente e sollecitando anzi il conferimento di un ruolopiù significativo in ambito politico. pur sapendo che collaborava con Tanzi, egli non si è mai presentato a me come emissario o esponente del gruppo Parmalat.

Strano, perchè Bernardoni si presenta al fianco di Tanzi quando un'intera delegazione di Parmalat incontra il ministro Alemanno per perorare la causa del Frescoblu. A ricordarlo è lo stesso Alemanno, il quale però assicura di eessersi limitato a invitare l'azienda a chiedere le aurorizzazioni ministeriali. Insomma, se Frescoblu ha avuto l'ok è una questione che riguarda solo tecnici ed esperti. Ma allora perchè, una volta esploso lo scandalo Parmalat, il suo ministero ha fatto marcia indietro? Quanto alla pubblicità targata Tanzi, il ministro ne dà una versione fantascientifica. Assicura di non aver saputo che dietro la Bonatti c'era Tanzi. Egiura che fece tutto Bernardoni:

Lui mi disse che voleva dare un sostegno alpartito. sapendo che la rivista "Area", come molte analoghe testate di settore, non aveva molte risorse, gli ho suggerito di trovare un finanziamento pubblicitario. Lui mi disse che non c'era problema e che avrebbe trovato il modo per farlo. Proprio perchè c'era stata questa vicenda del latte microfiltrato mi raccomandai di non chiedere contributi alla Parmalat, per evitare che qualcuno potesse associare impropriamente il nome parmalat all'esito dell'iter aministrativo

Un anno dopo, il 23 settembre 2005, Alemanno viene ascoltato a Roma dal Tribunale dei ministri, questa volta come indagato. Gli chiedono perchè avesse scelto due consulenti della Parmalat come "esperti" ministeriali per valutare il latte Frescoblu:

Furono selezionati in base ad un'istruttoria fatta dagli uffici, alcunidi questi si incontrarono ai convegni (...). Che fossero consulenti Parmalat noi non lo sapevamo sicuramente, tutti ignoravano questa cosa, credo che la contestazione vada rivolta a loro.

E il viaggio sull'aereo privato di Tanzi per andare a farsi curare una ferita a una mano da uno specialista a Parma?

Rientra negli atteggiamenti amicali di Bernardoni. Avendo io avuto un trauma a una mano, lui si offrì: "Vieni a farti vedere a Parma". Io non aveno una nozione precisa di chi fosse la proprietà dell'aereo.

Alla fine il Tribunale dei ministri di Roma decide di proscioglierlo.

Assenze in Parlamento:
1681 si 4875 (34,5%)

Questioni immobiliari:
Via Majoli - Parioli. Nel 2006 compra da Scip un primo piano ex inail di sette vani catastali più cantina: 533mila euro
Stima zona 2006: 5400/7100 euro al metro quadro.
Posto un valore medio di 6250 euro al metro quadro si può calcolare una superficie dell'alloggio di 85, 28 metri quadri, decisamente troppo pochi per sette vani più cantina.

Frase celebre:
"Appena arrivato al ministero, a scanso di equivoci, con Francesco Storate assistente spirituale ho fatto benedire da un sacerdote tutte le stanze che aveva occupato Pecoraro Scanio"

RUTELLI Francesco

Anagrafe:
Roma, 14 giugno 1954.

Curriculum:
Diploma di maturità classica, giornalista. nel 1979 è segretario regionale del Partito Radicale e l'anno successivo viene eletto alla segreteria nazionale. nel 1983 entra alla Camera, quando il PR divventa transnazionale lascia la politica nazionale. Si avvicina al PSI di Craxi e partecipa - insieme ad altri ex radicali ed ex demoproletari - alla fondazione dei Verdi Arcobaleno.
Alla fondazione della Federazione dei Verdi diviene coordinatore nazionale e capogruppo alla Camera. Nel 1993 è Ministro dell'Ambiente nel governo Ciampi, ma si dimette dopo un giorno per protesta al voto alla Camera che nega l'e autorizzazioni a procedere contro Craxi. Nel dicembre 1993 diviene sindaco di Roma battendo Fini al ballottaggio, riconfermato nel 1997 e gestisce il Giubileo del 2000. Europarlamentare nel 1999 per i Democratici, candidato alla Presidenza del Consiglio per il centrosinistra nel 2001 poi presidente della Margherita, vicepremier e ministro del Beni Culturali nel 2006 nel Prodi 2. 5 legislature (1983, 1987, 1992, 2001, 2006).

Soprannome:
Piacione, Cicciobello, Bello guaglione (R. Prodi), Er Cicoria.

Segni particolari:
Nel 1982 Sposa con rito civile Barbara Palombelli, unione perfezionata dal punto di vista religioso nel 1985 dal cardilale Achille Silvestrini.
Nel 1988 distribuisce preservativi davanti le scuole contro le chiusure retrive del ministro della Sanità Carlo Donat-Cattin.
Nel 1993 il leader dell'Arcigay Franco Grillini appoggia la sua candidatura a Sindaco di Roma, una volta eletto nominerà Vanni Piccolo "consigliere del sindaco per i diritti civili dei gay", con conseguente duro attacco del Vicariato di Roma.
nel 2000, concede il patrocinio del comune al Gay Pride, per poi ritirala dopo essersi ricordato che era l'anno giubilare.
Nel 2001 attende i risultati delle elezioni ospite in casa di Bruno Vespa e signora.
Il 23 febbraio 2002 Antonio Baldassarre viene nominato presidente della Rai, amico comune sia di Previti che di Rutelli, con i quali, a suo dire passa piacevoli serate a cena tutti insieme.
Il 15 gennaio 2003, come eurodeputato della Margherita votò la risoluzione che invitava i governi dell'Unione Europea a riconoscere le relazioni extra matrimoniali anche fra persone dello stesso sesso, l'anno seguente vota sempre si al riconoscimento delle "Convivenze tra omosessuali".
Nel 2006 afferma di non voler abrogare le leggi promosse da Berlusconi, ma di mantenerle e migliorarle.
Nel febbraio 2007, come vicepremier annuncia alla Camera che sul sequesto di Abu Omar grava il Segreto di Stato, contrariamente da quanto affermato fino a quel momento dai governi Berlusconi e Prodi, afferma anche che i pm di Milano hanno violato quel segreto aprendo l'indagine, immadiatamente la Procura di Milano risponde demolendo le affermazioni di Rutelli sulla base di prove oggettive e portanto un conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta contro il governo stesso.

Fedina Penale:
Il 25 gennaio 2006 la Cassazione conferma in via definitiva la condanna inflitta a Rutelli dalla Corte dei Conti, in veste di ex sindaco di Roma deve pagare 24.376 euro per rimborsare al Comune i costi di una serie di consulenze "allegre" assegnate con "colpa grave", idem per i suoi ex assessori condannati a cifre anche superiori.

Assenze in Parlamento:
115 su 4875 (2,4%)
Missioni 4603 su 4875 (94,4%)

Frase celebre:
"Per tre anni ho tirato la carretta, ho mangiato pane e cicoria per consegnare a Romano Prodi un centrosinistra capace di vincere".

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2 Comments:

Blogger Tusca Albertiana Barbara said...

non per contraddire, c'è poco da contraddire, ma per conpletare l'informazione.
cito da Panorama:

Il pasticcio della Centrale del latte
Rutelli responsabile di una svendita indecorosa e di una storia impresentabile

Il pasticciaccio brutto della Centrale del latte continua a non avere la parola “fine” nella sua storia. Anzi, ancora oggi si aspetta l’ennesimo pronunciamento del Consiglio di Stato sulla svendita della Centrale alla Cirio di Cragnotti. Il responsabile di tutto questo? Ovviamente il candidato della sinistra prodiana al Campidoglio, Rutelli, all’epoca sindaco di Roma. Negli anni le sue reazioni alle storiche battaglie portate avanti da Alleanza nazionale e alle denunce fatte sui mass media sono sempre state rabbiose. Bastava parlarne per essere a rischio querela. Ma facciamo qualche passo indietro. La Centrale del latte è stata privatizzata alla fine degli anni ’90 dalla coppia Rutelli-Lanzillotta (allora assessore per le politiche economiche e finanziarie del Campidoglio). Nonostante un referendum cittadino perso per pochi voti, il Comune ha bandito una gara d’appalto per la privatizzazione dell’azienda romana. “Nell’estate del ’97 una Lanzillotta trionfante annuncia la conclusione della trattativa privata sulla dismissione della Centrale del latte – si legge sul libro “Rutelli, il sindaco della Restaurazione” di Tony Augello, all’epoca capogruppo di An – L’azienda, stimata del ’92 dal professor Chiacchierini dell’Università di Roma per un valore di circa 180 miliardi viene svenduta, a poco più di metà di quel prezzo, alla Cirio di Sergio Cragnotti”. Lo schema di contratto prevedeva tra gli impegni dell’offerente quello di non cedere a terzi le azioni acquistate per un periodo non inferiore a cinque anni, pena la risoluzione automatica del contratto di compravendita ed il pagamento di una pesante sanzione (pari al prezzo di acquisto della quota stessa). Al contrario, dopo pochi mesi, la Cirio Spa cedeva la quota di maggioranza appena acquisita alla Eurolat Spa (società controllata da Parmalat) per 183 miliardi di vecchie lire: più del doppio di quanto lo stesso gruppo aveva versato poco prima nelle casse comunali. Bisogna anche ricordare che il prezzo concordato da Cragnotti col Comune di Roma aveva incluso il costo di 440 dipendenti, la metà dei quali venne tuttavia assunta in base ad un accordo sindacale dallo stesso Ente locale capitolino.
Fin dal 1996 furono presentate dall’europarlamentare del Pdl, Roberta Angelilli, una serie di interrogazioni alla Commissione europea per denunciare le presunte irregolarità della procedura di privatizzazione della Centrale del latte di Roma. In particolare, furono espresse perplessità circa la legittimità della procedura di risanamento del debito della suddetta società attraverso aiuti di Stato e circa le modalità delle successive vendite alla Cirio e al gruppo Parmalat. Queste perplessità sono state confermate in una decisione del 2000 in cui la Commissione ha imposto alle Autorità italiane il recupero delle somme indebitamente concesse dal Comune di Roma all’Azienda comunale Centrale del latte per aver ripianato le perdite di esercizio tra il 1993 e il 1996, per un importo pari a 96,6 miliardi delle vecchie lire. Oltre alle battaglie politiche, nel 2000 la Latte Sano Spa, altro gruppo partecipante alla gara ritenutosi vittima di “manifesta ingiustizia”, impugna il passaggio della Centrale nelle mani dei privati, scoperchiando il pentolone. Il problema è ovviamente la cessione della Centrale a terzi prima del termine di cinque anni, lo svolgimento non regolare della procedura di privatizzazione in violazione dei principi di correttezza e trasparenza amministrativa, nonché per mancata persecuzione di pubblico interesse. Nel 2006, il Tar del Lazio si è pronunciato annullando il passaggio e rendendo nulla la vendita della Centrale. A quel punto il Comune di Roma ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che nel dicembre dello stesso anno, ha rimandato la decisione al Tar per un vizio di forma. Colpisce che il Campidoglio abbia voluto continuare a difendere una svendita indecorosa e una storia impresentabile. Così, nel giugno del 2007, il Tribunale regionale ha annullato nuovamente la vendita e per l’ennesima volta la decisione è stata rimandata al Consiglio di Stato. Ora si aspetta la decisione per novembre 2008. Voci attendibili raccontano che questa volta, non essendoci più vizi procedurali, la sentenza verrà confermata. E a quel punto? Eurolat-Parmalat dovrebbe ridare 80 miliardi di penale visto che la Centrale è stata acquistata da Cirio prima dei cinque anni fissati. E l’azienda tornerebbe in mano al Campidoglio. Così si concluderebbe una storiaccia iniziata nel 96, ma chi si prenderà la responsabilità politica di una svendita immotivata? Rutelli potrà ancora far finta di nulla?

quindi nel latte nuota più di un pesce

11:00 PM  
Blogger Phayart said...

Certo che se poi si pensa che la questione finirà in mano ad uno che con la Parmalat ha fatto quel che ha fatto (vacanze gratis a parte).
Mi suona stano un punto, un europarlamentare pdl nel 1996?

1:32 PM  

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